Introduzione

Il Fondo Fotografico della Famiglia Camperio conservato presso la Biblioteca Civica del Comune di Villasanta è una raccolta che, per la qualità dei materiali conservati, la specificità e rilevanza storica dei soggetti ed il prestigio dei fotografi rappresentati, si colloca tra le importanti collezioni fotografiche storiche presenti nella Regione Lombardia. Il Fondo Fotografico Camperio si rivela, già ad un primo esame, come un oggetto straordinario. Devono essere anzitutto rimarcate le condizioni di conservazione particolarmente felici in cui si trova. Esso è inserito in un contesto archivistico correlato e pressoché intatto: si colloca, infatti, all'interno di un fondo familiare i cui tre nuclei (biblioteca, archivio e collezione fotografica) costituiscono parti inseparabili di una realtà complessa, da apprezzare nella sua interezza. Lettere, diari di viaggio, giornali di navigazione, saggi, libri, ed altre fonti documentarie della più varia natura svelano le vicende biografiche dei membri della famiglia Camperio. Allo stesso tempo documentano la genesi delle collezioni, in un rinviarsi di notizie e riferimenti che, adeguatamente analizzati, consentono la ricostruzione della stratigrafia dell'intero fondo familiare e del Fondo Fotografico in particolare.
Oltre al contesto conservativo, anche le vicende che presiedettero alla costituzione del Fondo Fotografico esorbitano dall'ordinario. Esse sono da ricondursi alle attività, decisamente non comuni, in cui si cimentarono i membri di questa famiglia: viaggi attorno al mondo, spedizioni scientifiche e di esplorazione, missioni militari. A partire dalla fine dell'Ottocento e fino agli anni Quaranta del Novecento, i Camperio raccolsero, commissionarono, ricevettero in omaggio, ed in alcuni casi realizzarono personalmente, fotografie a corollario delle proprie imprese. La catalogazione ha consentito l'individuazione di tre principali soggetti responsabili di collezione (Manfredo Camperio, e due dei suoi quattro figli: Fanny e Filippo). Le fotografie testimoniano non solo la viva passione per le esplorazioni e l'impegno nelle iniziative per l'espansione commerciale dell'Italia all'estero di Manfredo Camperio; l'acuta capacità di osservazione e documentazione dell'ammiraglio Filippo (detto Pippo) Camperio (il quale aveva ereditato, al pari dei fratelli prematuramente scomparsi - Fanny e Giulio - la grande attitudine paterna al viaggio ed all'indagine); o il prestigio di cui la famiglia godeva tanto in Italia quanto all'estero ma, superando i limiti regionali, pur senza trascurare l'esperienza locale, esprimono in maniera completa la temperie culturale e politica di un'intera epoca. Le immagini del Giappone e dell'Egitto sono una matura espressione di quelle correnti del gusto ottocentesche come l'Orientalismo e il Giapponismo, e dell'influsso che esercitarono sulla produzione iconografica per il mercato occidentale. In particolare, le preziose stampe all'albumina giapponesi colorate a mano sono la testimonianza dell'attività, protrattasi per diversi decenni, di fotografi che si dedicarono alla produzione di immagini espressamente concepite e realizzate per la clientela occidentale e l'esportazione. Le località maggiormente rappresentate nel Fondo Camperio sono il Vicino e l'Estremo Oriente, la Colonia Eritrea, l'Australia, ed il fronte della Guerra russo-giapponese in Manciuria. Un nucleo di eccezionale importanza è costituito dalla serie pertinente la Guerra Russo-Giapponese, straordinaria testimonianza di fotografia di documentazione di guerra realizzata da Filippo Camperio. Questi raccolse anche vari album fotografici relativi a cerimonie pubbliche ed opere di ingegneria navale: i funerali del re Umberto I, il varo della motonave Carlo Del Greco, le fasi costruttive e la cerimonia di inaugurazione del palazzo comunale di Villasanta, la realizzazione e l'installazione dei giroscopi antirollio sul piroscafo Conte di Savoia. Ancora, una notevole porzione del fondo è composta da fotografie legate alla intensa attività di Manfredo Camperio per la promozione dell'espansione commerciale e coloniale dell'Italia. Vi si trovano fotografie realizzate nel corso di alcune fra le numerose spedizioni d'esplorazione in Africa da lui intraprese o promosse e, nei formati cabinet o carte de visite, una ricca galleria di ritratti di esploratori, scienziati e uomini politici. Infine, risalta un sostanzioso nucleo di fotografie riproducenti ritratti a firma dell'artista Antonio Argnani risalenti alla Belle Epoque. Per concludere, anche sotto il profilo autoriale, il Fondo Fotografico Camperio si presenta come una raccolta di rilievo. Numerose grandi firme internazionali della fotografia dell'Ottocento e di inizio Novecento sono rappresentate nelle fotografie acquisite in occasione di viaggi e missioni militari, ma anche nei ritratti in studio accompagnati da dedica autografa, e donati da monarchi, militari, importanti personalità del mondo politico, scientifico, e artistico, che avevano stabilito rapporti di amicizia e reciproca stima con vari membri della famiglia Camperio. A mero titolo d'esempio si citano Harris and Ewing, Kusakabe Kinbei, Ogawa Kazumasa, i fratelli Zangaki, Tamamura Kozaburo, Arnold Genthe, Giorgio Sommer, Adolfo Farsari, l'atelier Bonfils, Antonio Beato, Pascal Sébah, Hyppolite Arnoux, ma anche grandi nomi italiani come Luigi Montabone, Giacomo Brogi, Fratelli Vianelli, Icilio Calzolari. Complessivamente, le fotografie del Fondo Camperio, restituiscono visioni della storia politica, scientifica, economica, sociale e del costume, nazionale ed internazionale, dal tardo Ottocento alla prima metà del Novecento; lo sguardo fotografico, posato sulle risorse economiche come sulle bellezze naturali, artistiche ed architettoniche di paesi esotici e lontani, consente di considerare l'etica della visione dei membri di questa straordinaria famiglia come un paradigma culturale per un'intera epoca. Rilevanti tanto sotto il profilo storico-documentario quanto artistico, assieme ai documenti, queste fotografie parlano della cultura positivista di cui i Camperio, come gente del proprio tempo, erano pervasi, e delle suggestioni estetiche alle quali essa si combinava.

Testo a cura di Marina Del Dottore